Cinque canzoni [Sanremo Edition]

È un post difficile perché conta grandi esclusi.

Mi sono interrogata in profondità: volevo scoprire dentro di me la risposta definitiva, il Moloch della mia formazione musicale infantile. Le cinque canzoni che per me sono Sanremo – non le più famose, le più cantate, le più riascoltate, ma quelle che, con una magica combinazione di note e parole, hanno segnato il mio imprinting.

Quelle che oggi mi fanno dire: sì, questa è una canzone da Sanremo, oppure, no, buu, non siamo mica al Festivalbar.

Bando alle ciance, alle premesse, ai rimpianti.

Eccole.

Storie di tutti i giorni, Riccardo Fogli, Sanremo 1982


Storie di noi brava gente, 
che fa fatica, s’innamora con niente, vita di sempre, ma in mente grandi idee.
Un po’ la storia della mia vita, che dire? Il Riccardone nazionale all’epoca sfoggiava il physique du rôle del seduttore della porta accanto (e secondo me qualche brividone inatteso l’ha regalato pure quest’anno, sotto la pelliccia di castorino di tante spettatrici batte un cuore giovane).
L’epica di questa canzone è nella verve rockettara e nel testo colmo di empatia, anticipa gli Uomini Soli di dieci anni dopo (un giorno in più che se ne va, un uomo stanco che nessuno ascolterà), l’insoddisfazione di questo amore che non è grande come vorrei, lo sguardo fiero di chi è provato ma non sconfitto, espresso dalla potenza vocale di un piùùùùù prolungato, cantato alla finestra di una periferia crudele, dove forse c’è una donna al balcone che innaffia i gerani ed è pronta a raccogliere la sfida e a ingrandire questo amore quanto basta.

Sarà quel che sarà, Tiziana Rivale, Sanremo 1983

Questa canzone mi entusiasmava molto, fa presagire grandi amori, dando voce al fatalismo spinto che mi avrebbe poi accompagnata di cazzata in cazzata per il resto della mia vita.
Se anche l’acqua poi andasse all’insù, ci crederei perché ci credi anche tu. Sorvolando sulle rime azzardate, che sono un po’ cifra stilistica di tutto il brano, qua è chiaro il riferimento a una donna innamorata che si rende perfettamente conto delle supercazzole a cui è quotidianamente sottoposta, ma decide di non darci peso.
Una storia siamo noi, con i miei problemi e i tuoi, che risolveremo e poi…E qui va in scena un po’ la Rossella O’Hara dell’Ariston, domani è un altro giorno, adesso vieni a tavola che scolo la pasta.
Forse è anche grazie a Tiziana Rivale se non ho mai avuto la fregola di sistemarmi, mettere su casa, famiglia, acquistare animali domestici, stabilire piani di risparmi quinquennali, e all’alba dei 40 anni vivo ancora un po’ così, come viene, stiamo insieme da 10 anni ma non è niente di serio, dài.

Si può dare di più, Morandi, Ruggeri e Tozzi, Sanremo 1987

Non so se ho mai parlato pubblicamente del mio amore per Gianni Morandi in questa o altre sedi, ma lui è stato per la mia infanzia quello che Axl Rose è stato per la mia adolescenza.
Inoltre con Si può dare di più veniva finalmente introdotto il tema sociale nelle mie playlist, finora popolate, alternativamente, di amori finiti in maniera tragica e strani ometti blu.
A sette anni avevo attaccato sulla porta della mia cameretta l’adesivo del WWF e quello contro il nucleare, mi sembrava bello e nobile poter cantare Perché la guerra, la carestia, non sono scene viste in TV, e non puoi dire lascia che sia, perché né avresti un po’ colpa anche tu.
In questo sicuramente c’entravano anche le suore, Marcellino Pane e Vino, i biglietti di Natale dell’Unicef e finisci quello che hai nel piatto, uno strano groviglio di suggestioni che in definitiva forgiava la mia etica.

[Umbertone ci avrebbe riprovato con Gli altri siamo noi, a cavalcare l’onda del volemose bene ai poveretti della società, ma io personalmente l’ho sempre preferito in versione Stella Stai]

Gianni, Umberto ed Enrico parlavano a tutti, ma senza spocchia: come fare non so, non lo sai neanche tu, ma di certo si può dare di più. Interrogativi pressanti, portati alla coscienza degli italiani, ben prima che si scoprisse che bastavano un pugno di like e una condivisione ben piazzata su Facebook per appianare le più disparate questioni di responsabilità civile.

Dopo la tempesta, Marcella Bella, Sanremo 1988

Tu cuore non hai, perché mi spezzi quando vuoi.

Poi sarebbe arrivata Janis Joplin a consolarmi nei miei momenti di donnamerdismo, ma a otto anni c’era solo lei, Marcella, permanentata e volitiva, che mi metteva in guardia dai pericoli dell’uomo figo ma stronzo.

Forse oggi, visti i tempi che corrono, non sarebbe più indicato cantare cose come gli schiaffi presi e poi ridati, bicchieri frantumati, ma c’era tutta una verve selvaggia che su di me aveva un appeal incredibile. Lo volevo anche io, il vento caldo, quando fosse stata ora, e vasellame in testa a chi non lo capiva.
Ancora oggi, secondo me, è la canzone più terapeutica da cantare dopo i litigi di coppia, crogiolandoci nei nostri cliché di donna incompresa e maschio barbarico e seduttivo. Minacce a vuoto, sangue caliente, sesso riparatore, recriminazioni. Non vorrei espormi troppo, ma per me questa canzone resta un classico da cui non si può prescindere.

La notte delle favole, Tania Tedesco, Sanremo 1988

Premetto già che di Tania Tedesco mi piaceva tantissimo il look e questo forse può avere avuto un suo peso nell’ascolto ossessivo di questa canzone per tutto il 1988.

Poi: parlava di me! Io vorrei che i grandi fossero bambini e credessero alle favole, e che tornasse il gusto dell’ingenuità. Se c’era una più ingenua di me in quegli anni, non so, forse non è arrivata alla maggiore età. Io sognavo un mondo di adulti fagiani che saltellassero qua e là in abiti pastello, un mondo basato sul baratto e gli allevamenti di pony. Tania Tedesco – apprezzavo anche molto il nome, va detto – era un po’ la mia cantante di regime, in questo senso. Fuori Mameli, dentro Tedesco.
Tra l’altro, nel verso ci unisce là mà-gì-à di essere nati anticipa di parecchio l’uso fantasioso della metrica che sarebbe poi diventato il marchio di fabbrica di un tal Pezzali.

Uno dei pezzi più sottovalutati della storia dell’Ariston, ecco. Ma forse non è troppo tardi per rimediare: andate su Spotify e fate di lei una star, ADESSO.

Bonus track (non poteva mancare, eh):

Maledetta primavera, Loretta Goggi, Sanremo 1981.
Non avrei inserito questa canzone, ma non per altro: perché non riesco ad associarla precisamente a Sanremo. La associo un po’ a tutto della mia vita: le serate alcooliche, il Pride di Genova del 2009, i viaggi in macchina di allora e di adesso, un’audiocassetta gialla con il logo della Barilla, best of sanremese omaggio di qualche triplo pacco di tortiglioni.

Non so se davvero esista qualcuno che riesca a non cantarla quando parte, a non riconoscerla seduta stante quando la passano da qualche parte, se c’è qualcuno che non si è mai sentito perculato dall’odore frizzante nell’aria che risvegliava l’ormone e scatenava desideri inconsulti.

I topoi ci sono tutti: l’innamoramento subitaneo, l’abbandono, lo struggimento, l’ugola che vibra nel richiamo di un amore che era meglio di no, ma in fondo chi se ne frega, sì.

[Per la stesura di questo post mi sono consultata con svariate persone e ho, come inedito, l’ospitata di ben due top five di persone a me molto care, e che hanno gusti musicali ben più raffinati dei miei. Uno è l’Orso, l’altro il mio Socio Anonimo Massimo. Eccole qui:

Orso:

  1. Si può dare di più, Morandi – Ruggeri – Tozzi, 1987
  2. Perdere l’amore, Massimo Ranieri, 1988
  3. Ci sarà, Al Bano e Romina, 1984
  4. Ti lascerò, Oxa – Leali, 1989
  5. Adesso tu, Eros Ramazzotti, 1986

Bonus track: Per Elisa, Alice, 1981

Massimo:

  1. Per Elisa, Alice, 1981
  2. Luce (Tramonti a nord-est), Elisa, 2001
  3. Tutti i miei sbagli, Subsonica, 2000
  4. Maledetta primavera, Loretta Goggi, 1981
  5. Controvento, Arisa, 2014

Bonus Track: Vacanze Romane, Matia Bazar, 1983.

Come noterete, Massimo si discosta parecchio dalla tradizione, ed è stato un po’ maltrattato per questo].

10 pensieri su “Cinque canzoni [Sanremo Edition]

  1. Em ha detto:

    “Non so se davvero esista qualcuno che riesca a non cantarla quando parte, a non riconoscerla seduta stante quando la passano da qualche parte, se c’è qualcuno che non si è mai sentito perculato dall’odore frizzante nell’aria che risvegliava l’ormone e scatenava desideri inconsulti.”
    MANFATTI io t’adoro! 😀

  2. Kukuviza ha detto:

    Ciao, non ho mai commentato sul tuo blog ma è un po’ che lo seguo nell’ombra perché mi piace come scrivi e quello che scrivi. Ti ho citato nel mio blog per coinvolgerti in un giochino di 25 domande cinematografiche. Se ti va, puoi partecipare, non è niente di che, si tratta solo rispondere a delle domande. Ciao!

      • Kukuviza ha detto:

        Ho scritto il commento qui anzichè sul post politico perché quello era troppo serio (ma molto bello!) rispetto al contenuto del mio commento! E poi, questo post, che ha la lista delle canzoni, è più in tema con la lista delle domande cinematografiche!

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