Belli e dannati

C’è una cosa che devi sapere di me, perché se iniziamo a stare insieme comunque prima o poi lo scoprirai da sola, mi ha detto l’Orso tipo al secondo appuntamento.

Vedi, ha continuato, io ho una maledizione, la maledizione delle file. Entro in un posto, non c’è nessuno, mi distraggo un attimo a guardare il menù o gli articoli in esposizione, mi giro e si è formata una coda chilometrica di persone davanti a me.

E poi: se sono in fila da qualunque parte – al supermercato, alle poste, in aeroporto – succede sempre qualche casino e la mia coda non va mai avanti.

Io ho sorriso e l’ho presa un po’ sottogamba, ma, per alleggerire l’atmosfera, gli ho detto: figurati, io ho la maledizione degli acquisti online. Qualsiasi cosa io provi ad acquistare online, da qualsiasi sito, ha un intoppo o non arriva proprio. Un anno avevo ordinato a inizio novembre un sacco di regali di Natale su Urban Outfitters: mi hanno mandato una mail l’8 dicembre dicendo che l’ordine aveva avuto dei problemi, e che comunque non sarebbe arrivato per tempo, e che quindi mi restituivano i soldi e ciccia.

Questo succedeva dieci anni fa, ma la mia maledizione è intatta.

Una volta ho comprato un libro fuori catalogo da una libreria reminder con solo ottimi feedback, non è mai arrivato. Un’altra volta, un paio di pantaloni sul sito di Cos (in negozio era finita la mia taglia) hanno vagato per la città per una decina di giorni, perché il corriere non trovava l’indirizzo. L’ultima volta, la settimana scorsa, mi ha telefonato il signore della TNT perché sull’etichetta non era venuto stampato l’indirizzo di consegna.

[Nota Bene: io non amo particolarmente comprare online. Mi piace provare la roba, chiacchierare con le commesse, fare amicizia nei camerini. Compro online solo quello che non ho modo di trovare nei negozi. E meno male. Se no andrei in giro nuda].

La mia maledizione, dicevo, è intatta: ma non solo. Ho ereditato anche quella dell’Orso.

La maledizione delle file è particolarmente virulenta. Inoltre, può esprimersi in vari modi: soft, hard, hardcore double penetration con sabbia.

Soft è praticamente la regola. Il fattore umano in coda è in media così composto: ho davanti un signore del Sichuan occidentale appena arrivato a Torino che paga solo in galline vive e pizze di fango.
Poi c’è una signora che ha tre pezzi nel carrello e altri seicendododici nella borsa di Mary Poppins.
Poi c’è un ragazzino che ha svaligiato la cassetta delle offerte in chiesa e paga un tris di ovetti Kinder da 2 euro in monetine da un centesimo.
Poi c’è un anziano artritico che estrae gli euro uno per uno dalla tasca del paltò facendone rotolare a terra uno su tre, non bastano, estrae il portafoglio, la cassiera non ha il resto, chiede ha mica moneta e ricomincia la danza.
Poi c’è la quarantenne stravolta con quattro figli urlanti di fame sonno e malattie esantematiche manifestatesi durante la permanenza in cassa, che su venti pezzi ne ha la metà senza codice a barre e deve andare a sostituirli uno per uno, mentre i figli organizzano un sit-in di protesta al banco frigo.

Poi ci sono io.

Hard è di natura più tecnica: finisce il rotolo della carta, finiscono le monetine, il bancomat non ha la linea, c’è il cambio turno in cassa, si è rovesciato un litro d’olio sul rullo e va pulito, il cassiere è al primo giorno di training la settimana di Natale e va nel panico con un cliente sì e uno anche, storna e suda con le lacrime agli occhi e io vorrei rassicurarlo, dirgli che non è colpa sua, che appena ce ne andremo noi da quella infausta cassa tutto tornerà come prima.

Abbiamo cercato di aggirare la questione in almeno due modi.
Uno: facendo la spesa alla Coop col pratico marchingegno che ti consente di registrare tutti i prodotti prima di metterli nel carrello, e poi di scaricare la spesa direttamente alla cassa automatica, pagare e uscire. Ogni tanto sono previsti dei controlli, per cui, a caso, il cliente è fermato, deve rimettere tutta la spesa imbustata sul rullo, la cassiera ricontrolla il conto e segnala eventuali discrepanze.
Il che, com’è logico, serve ad evitare che la gente rubi, infatti se il conto è giusto ti danno dei punti in più sulla carta fedeltà.
Ecco: a noi il controllo – che, ripeto, è random – succede tutte le volte. TUTTE. Abbiamo vinto un sacco di punti, perché le nostre spese erano sempre minuziosamente registrate, ma capirete che l’intenzione primaria – aggirare la maledizione e fare un po’ più in fretta – decade e muore in un colpo solo.
Due: facendo la spesa al Carrefour, dove ci sono solo due blocchi di casse e la fila unica. Noi, signori, abbiamo bloccato la fila unica. Dall’altra parte la coda scorreva via liscia come l’olio, dal nostro lato tutti fermi e isteria collettiva.

Hardcore double penetration con sabbia è la vetta raggiunta una settimana fa al minimarket dietro casa. Una sola cassa aperta. Sei persone circa davanti. Ci mettiamo in fila. Si blocca la cassa. Aprono un’altra cassa. Aspettiamo un po’, incerti. Il blocco non accenna a risolversi, un capannello di cassieri, magazzinieri, responsabili e passanti cerca di studiare l’inspiegabile fenomeno, io e l’Orso fischiettiamo con aria innocente.
La cassiera ci invita a cambiare cassa.

Ci spostiamo. Le sei persone intanto sono diventate ventisei. La cassa da cui ci eravamo spostati si sblocca, tra il sollievo generale.

Si blocca la nostra.

Decidiamo di non migrare più, aspettiamo pazientemente. Finalmente, risolto il problema tecnico, la fila procede. Abbiamo solo una signora davanti. La signora davanti ha una spesa medio grande, diciamo sugli 80 euro. La signora davanti a noi paga tutto con buoni pasto da tre euro l’uno. La signora davanti a noi non sa che dal primo gennaio i suoi buoni pasto vanno grattati uno per uno.

La signora davanti a noi gratta, uno per uno, circa 30 buoni pasto.

L’Orso invoca il nome del signore con abbinamenti arditi. Io valuto se diventare respiriana e risolvere la questione della spesa una volta per tutte, o se afferrare il mio etto di prosciutto cotto e il litro di latte della Centrale e scappare urlando fuori dalle porte automatiche, invocando l’infermità mentale.

Ah, e poi c’è anche quella volta che abbiamo provato a fare la spesa online.
Lì è stato il colpo di genio perché le nostre maledizioni fila al supermercato + acquisti online si sono sommate.

Metà degli articoli scelti non c’era. Il giorno in cui dovevano consegnare l’ascensore era rotto. E, dulcis in fundo, abbiamo pagato due volte.
Una volta al momento dell’ordine, la sera prima.
La seconda volta, io live con il fattorino che consegnava e che mi ha fatto vedere che sul foglio era scritto, sì, che avremmo pagato con carta di credito, ma al momento della consegna, e se non pagavo si riportava via il mio tonno riomare e tanti saluti.

Io ho pagato.

Ma aveva pagato anche l’Orso la sera prima.

Per il rimborso ci sono volute tre settimane e velate minacce – a vuoto, tipo so dove vivi e come si chiama il tuo cane. Ma sono una centralinista di Matera, non importa, ho un cugino pazzo a Matera, fammi il rimborso o te lo scateno contro.

Non c’è una morale in questo triste racconto. C’è solo la consapevolezza che devi avere tanta pazienza, portarti sempre dietro un libro per far passare il tempo mentre sei in coda, e soprattutto: impara a far durare le provviste.

[Oggi mi sono focalizzata sul supermercato, ma: succede ovunque. Anche al casello. Anche al check-in. Anche quando schiatteremo, probabilmente, avranno smarrito le chiavi per i cancelli dell’aldilà].

14 pensieri su “Belli e dannati

  1. cenere ha detto:

    Controlli all’ikea? Presente!
    Ogni volta che vado all’ikea, che io faccia con cassa automatica o con un cassiere, il tipo della sicurezza mi ferma. Che io sia con i miei, sola o con mio marito.
    E ti giuro che ho la faccia da tutto meno che da delinquente!

  2. Elena ha detto:

    Ma sei meravigliosa! Come condensare tante idee geniali in modo così divertente in cosi poche righe? Sei unica, brava!

  3. Giupy ha detto:

    Sono morta dal ridere a leggere questo post…
    Una volta al supermercato qui in Germania non mi ero accorta che dovevo pesare la verdura. Invece di mandarmi a pesarla, la commessa è andata a farlo lei, ma non tutta la verdura in una volta, bensì prima il sacchetto di carote, poi i pomodori, e così via per mezz’ora. Va da se’ che io volevo fare il minestrone e avevo comprato un orto intero. Io ho cercato di dirle che potevo fare io e lei andare avanti con gli altri clienti, ma lei ha risposto una cosa in Tedesco che a me suonava come “Mo vado ad invadere la Polonia” e io zitta e spaventata mi sono messa ad aspettare mentre dietro di me si formava la coda.
    Mi giro, e il ragazzo immediatamente dopo di me aveva SEI BIRRE. Il poveretto si è sorbito la pesa di cinquecento chili di verdura per SEI BIRRE.
    Mi sa aveva lo stesso problema vostro…

  4. Momo ha detto:

    Ecco, qualche minuto fa mi sono seduta sul letto e per qualche tristezza inaspettatamente mi son messa a piangere. Ho il pc in grembo e mi sono detta: non ho ancora letto l’ultimo post di Incorporella, lo faccio ora.
    Ho fatto bene (mi ha fatto bene) e quindi non mi resta che ringraziare.
    Chapeau davvero! 🙂

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